giovedì 29 marzo 2012

Interrogazione Giulia Rodano

Al presidente del Consiglio regionale Mario Abbruzzese INTERROGAZIONE URGENTE A RISPOSTA SCRITTA Oggetto: Situazione del sig. Maurizio Pugliese ed utilizzazione del patrimonio del Centro Regionale IPAB S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi PREMESSO E CONSIDERATO Che in qualità di persona non vedente ed in possesso dei requisiti richiesti il sig. Maurizio Pugliese, è riuscito nel 1991 ad ottenere un alloggio in via Margutta 51/a in Roma da parte del Centro Regionale IPAB S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi; Che l' appartamento gli fu consegnato in pessime condizioni e il S. Alessio convinse il sig. Maurizio Pugliese a ristrutturare l' immobile, con la promessa di compensare il suo investimento economico nel successivo contratto con un canone tale da tener conto degli oneri già sostenuti per i lavori di totale ristrutturazione; Che il rifacimento degli impianti, la posa dei pavimenti, le opere murarie, le autorizzazioni del Comune e della Sovraintendenza ai Beni Culturali, è stato fatto dal sig. Maurizio Pugliese con il benestare e la supervisione del S. Alessio ma tutto a proprie spese compresi i condoni catastali; Che il sig. Pugliese spese dunque una consistente somma (ancora oggi documentabile), senza mai ricevere alcun rimborso da parte del Centro Regionale S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi; Che al termine del contratto di locazione anziché un rinnovo a canone ridotto per compensare le spese, il sig. Pugliese si vide arrivare uno sfratto per cessata locazione che fortunatamente non fu eseguito immediatamente, grazie al blocco degli sfratti per le categorie socialmente deboli; Che successivamente, nell’ottobre 2002, lo stabile venne dichiarato pericolante ma paradossalmente, poco dopo, alcuni appartamenti già liberi dello stesso stabile vennero dati in affitto ad una fondazione creata ad hoc dall' allora commissario del s. Alessio - Rodolfo Giannelli Savastano ed altri funzionari dello stesso ente, successivamente sciolta grazie ad una successiva inchiesta Che gli inquilini fondarono un comitato e fecero eseguire una perizia di parte che recitava esattamente il contrario di quanto diceva la commissione stabili pericolanti del comune, verificando l’agibilità dello stabile considerato non pericolante Che ciò non ostante sarebbero diventate sempre più insistenti le pressioni del S. Alessio nei confronti degli inquilini con comunicazioni riguardanti un imminente sgombero per urgenti lavori (successivamente mai effettuati) e che a causa di queste pressioni il sig. Pugliese avrebbe dunque accettato di trasferirsi in un altra abitazione concordata con lo stesso IPAB S. Alessio, in via Giovanni Branca 104 di proprietà dello stesso IPAB; Che questo trasloco è indubbiamente costato moltissimo al sig. Pugliese, soprattutto come immaginabile in termini di mobilità e conoscenza dei luoghi acquisita in vent' anni nel quartiere in cui viveva, nonché in ambito di rapporti umani e sociali e non ultimo in termini economici dato che egli stesso avrebbe provveduto anche in questo caso a proprie spese alla ristrutturazione dell’appartamento che era in condizioni fatiscenti, e che gli sarebbe stato assegnato negando che ce ne fossero altri liberi in quello stesso stabile; Che il 16 agosto 2010 mentre si trovava lontano da Roma il sig. Pugliese è stato informato da altri inquilini di via G. Branca 104 che nel palazzo c' era stato un copioso allagamento e che il proprio appartamento era stato seriamente coinvolto Che questo allagamento derivava da una perdita proveniente proprio da un appartamento sfitto nello stabile (già ristrutturato, del quale non era stata fatta menzione dal parte dell’IPAB), collocato sopra a quello del sig. Pugliese, sempre di proprietà del S. Alessio che ha provveduto ad inviare personale tecnico per la riparazione solo dopo 3 giorni, dopo dunque che la perdita aveva avuto tutto il tempo di filtrare in casa del sig. Pugliese provocando ogni tipo di danno; Che il giorno 2 settembre 2010 , l' ingegnere Magli (tecnico dell' ente) accompagnato dal sig. Ranghiacci titolare di una ditta che svolge lavori per conto del S. Alessio, ha effettuato un sopralluogo nella abitazione del sig. Pugliese per verificarne lo stato, concludendo che si sarebbe trovato un modo con l' amministrazione per rimediare ai danni e sistemare la sua abitazione; Che il 16 settembre 2010 , su richiesta del sig. Pugliese, è stata redatta una relazione da parte dell' ufficio d' igiene e salute pubblica della ASL RMA, previo sopralluogo dal personale specializzato della stessa ASL che dichiava malsano e insalubre l' ambiente dell’abitazione, invitando il S. Alessio ad un immediato ripristino dei luoghi; Che una volta ricevuta la relazione della ASL il S. Alessio ha inviato al sig. Pugliese una lettera nella quale lo si invitava a prendere contatto con l’ufficio tecnico dell’IPAB (cosa che lui aveva già fatto) nella quale però non si sarebbe fatto alcun cenno al risarcimento dei danni da lui subiti, né tantomeno a come evitarne eventuali altri durante i lavori di ripristino, visto che la sua casa e' fittamente arredata e ospita strumenti indispensabili alla sua condizione di non vedente e neanche a come tutelare la sua salute quale cardiopatico ed affetto da bronchite ostruttiva; Che in data 28 settembre 2010 il sig. Pugliese ha scritto al direttore generale Gianfranco Rinaldi dell’IPAB S. Alessio indicando delle proposte concrete ed operative come ad esempio appoggiarsi durante i lavori dell’ appartamento dove abito, nell' altro immobile sfitto dal 2002 e cioe' quello sovrastante, solo per il tempo necessario ai lavori di ripristino, chiedendo nella stessa missiva il giusto risarcimento dei danni gia' quantificati da un tecnico del SUNIA Dopo una assenza del sig. Pugliese per un ricovero ospedaliero, al suo rientro a casa con grande meraviglia e stupore è stato informato dell’affissione nell’androne del palazzo della “risposta” del Dott. Rinaldi, che nella fattispecie rispondendo al dipartimento d' igiene e salute pubblica dell' ASL (che già invitava l' ente a risanare l' appartamento ), citava con tanto di nome e riferimenti a cose assai personali del sig. Pugliese, asserendo fra le altre cose che egli volesse approfittare per ottenere dall' ente privilegi attraverso infondati allarmismi. Che il caso del sig. Pugliese è già stato oggetto tempo fa di un servizio del programma televisivo “Le Iene”, e che egli è in possesso di tutta la documentazione in grado di attestare quanto sopra asserito; TENUTO CONTO Che il patrimonio del Centro Regionale IPAB S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi consta di centinaia fra fabbricati, porzioni di fabbricati, appartamenti, locali, tenute e terreni a Roma e provincia e che tali unità immobiliari dovrebbero essere assegnate ai sensi del vigente Regolamento Assegnazione Alloggi, secondo la deliberazione commissariale n. 162/2005. Il sottoscritto consigliere regionale INTERROGA Il Presidente della Regione e l’assessore alle Risorse umane, Demanio e Patrimonio Per sapere Come sia stato possibile che a fronte dell’immenso patrimonio immobiliare dell’IPAB S. Alessio il sig. Pugliese sia stato costretto a traslochi e ristrutturazioni effettuate a sue spese, data la sua cecità e le condizioni generali di salute; Come la giunta regionale intenda intervenire presso l’IPAB S. Alessio per risolvere la delicata situazione del sig. Pugliese, ed altre analoghe; Se la giunta regionale non intenda attivare un’inchiesta volta ad acquisire informazioni relative al reale ammontare patrimoniale donato nel corso degli anni da benefattori al Centro Regionale IPAB S. Alessio Margherita di Savoia per i Ciechi a beneficio dei non vedenti, verificando quale ne sia oggi il suo reale utilizzo; Quali provvedimenti la giunta regionale intenda adottare qualora da tale ricognizione emergano illeciti ed usi impropri perpetrati ai danni di una categoria così debole come quella dei non vedenti aventi diritto. Giulia Rodano

Interrogazione Elio Lannutti

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04820 Atto n. 4-04820 Pubblicato il 22 marzo 2011 Seduta n. 523 LANNUTTI - Ai Ministri per i rapporti con le Regioni e per la coesione territoriale e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che in un articolo su "il Fatto Quotidiano" del 10 marzo 2001, intitolato "Lo scippo ai ciechi - L'epopea del Sant'Alessio, che sfratta i non vedenti e accontenta i politici", scrive Eduardo Di Blasi: «L'ente regionale si chiama "Sant'Alessio e Margherita di Savoia per i ciechi", ma, dopo anni di gestione clientelare, potrebbe benissimo chiamarsi "Sant'Alessio e Margherita di Savoia per i ciechi, i dipendenti, gli amici, e gli amici degli amici". Con l'enorme patrimonio immobiliare che dal 1848 in poi è confluito ad ingrandirne i possedimenti, infatti l'Ipab (tecnicamente una Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza dipendente dalla Regione Lazio) sembra aver aiutato più gli "amici" che i non vedenti. E la citazione rimediata dalla reprimenda della Corte dei Conti del Lazio in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario poche settimane fa è solo l'esempio più visibile. Basta vedere la diversa collocazione degli "ospiti" all'interno della città per capire di cosa parliamo. I non vedenti sono collocati in stragrande maggioranza nei palazzoni della periferia: tra le quattro scale da sette piani di via Stilicone 186, negli stabili di via Tuscolana 875, via Vittorio Fiorini 15/a, via Emilio Lepido 38, via Nova-cella 5. Vengono spinti verso le propaggini esterne della città da affitti capestro di tremila, quattromila, cinquemila euro al mese. I ricchi, i dipendenti e alcuni fortunati amici (per lo più vicini all'ex ministro Mario Baccini), popolano invece alcuni degli stabili di lusso che si estendono nel cuore della Capitale, da via Margutta a piazza Campitelli 10. E spendono cifre lontane da quelle che il mercato detterebbe. La scorsa settimana la Guardia di Finanza ha sequestrato i registri degli affitti per indagare su alcuni contratti sottoscritti dall'Ente: tra questi quello dell'assessore alla Casa del Comune di Roma Alfredo Antoniozzi che, giusto in piazza Campitelli 10, ha in fitto uno studio di circa 100 metri quadri a poco più di 2000 euro al mese. L'assessore si difende, con qualche ragione: quell'ufficio lo ha in fitto dal '98 (prima dell'ingresso dell'euro) e la pigione, con il nuovo contratto, si è più che raddoppiata. Certo resta ancora meno della metà del prezzo di mercato, ma al quarto piano dello stesso stabile, con un contratto che scade nel lontano 2021, c'è una inquilina meno nota che per 88 metri quadri di casa, incastonata tra il Ghetto, il Campidoglio, e piazza Venezia, ha la ventura di pagare circa 550 euro al mese. Il contratto, rinnovato nel 2005, è intestato a Patrizia Pagliara, segretaria dell'allora commissario dell'ente Rodolfo Giannelli Savastano. Entrambi, nel 2005, provarono a sottrarre ai beni dell'ente dodici appartamenti di via Margutta 51/A per farli confluire in una fantomatica Fondazione "Alessio e Margherita onlus" volta a "promuovere e gestire iniziative, progetti e programmi per l'alta formazione e la ricerca universitaria". La fondazione, in cui comparivano sia Giannelli Savastano che Pagliara (il primo come presidente, la seconda come consigliera), legava mani e piedi al Sant'Alessio. La fondazione avrebbe "acquisito il diritto di servirsi dell'immobile", e "di concedere a terzi il godimento dell'immobile, sia a titolo gratuito che a titolo oneroso e di percepire i fitti". Insomma, un affare. Come quello che stava per andare in porto l'anno prima: lo stesso Commissario voluto da Storace ma vicino a Baccini (Savastano si sarebbe poi candidato con l'Udc, il partito dove allora militava l'ex ministro) concesse alla Clovis International srl di Vittorio Paoletti 820 ettari di terreni di Prisciano, nel senese. Paoletti, imprenditore vicino a Baccini, avrebbe ottenuto la concessione dell'area e dei 60 casali costruiti nella zona alla cifra ridicola di 250mila euro l'anno (il contratto scadeva nel 2044). Questa operazione fu bloccata prima dal nuovo presidente dell'Ente dell'epoca Marrazzo, Mario Dany De Luca, poi dalla magistratura amministrativa e contabile. Sembra una storia vecchia, ma le storie del Sant'Alessio non invecchiano mai. Finito nel ciclone di "affittopoli" con cadenza regolare, l'ente continua a tenere in fitto a prezzi fuori mercato alcuni dei gioielli di famiglia. Nel 2008, in un articolo del Tempo, si tiravano fuori i nomi di Antoniozzi in piazza Campitelli, di Flavio De Luca (già nella segreteria del ministro Baccini) che godeva di un bell'appartamento in via Vittoria 15 (tra via del Babuino e via del Corso, a un passo da piazza del Popolo), di Francesco Sanseverino (portavoce di Baccini) in via Urbana 20, a Monti, tra il Colosseo e l'Esquilino, di Luca di Giulio, già assessore ai Lavori Pubblici a Fiumicino (anche lui all'epoca uddiccino di rito "bacciniano"), di Enrico Carone, già segretario di Achille Occhetto in via Margutta come Michele Lo Foco, consigliere di Cinecittà Holding, lo scenografo Gaetano Castelli (che però pagava un po' di più)». Nell'articolo si fa anche il nome di Sandra Cecchini, una delle segretarie di un noto esponente politico del Partito democratico. Inoltre: «C'erano anche Bruno Lazzaro, ex senatore Dc, che per 1100 euro al mese risiedeva in via della Colonna Antonina 41, tra piazza Colonna e la Camera dei deputati. A tre anni di distanza nulla sembra cambiato. Gli ultimi dati messi in rete dal Sant'Alessio, aggiornati al giugno 2010, ci dicono che quelle persone abitano sempre lì: con contratti che scadono tra uno, due, cinque anni. Nessuno ha avuto l'idea di mollare il privilegio. Nessuno ha visto moltiplicarsi il canone d'affitto. Nemmeno i dipendenti (che possono ottenere in fitto gli appartamenti per statuto). Il direttore amministrativo Gianfranco Rinaldi, al civico 178 di via Lanza, zona Cavour, tra Termini e il Colosseo, occupa l'attico (intestato alla moglie): circa cento metri quadri: 1700 euro al mese. Un discreto affare»; considerato che: domenica 13 marzo 2011 la trasmissione "Presa diretta" di Riccardo Iacona, in onda alle 21.30 su Rai 3, ha trasmesso un servizio sulle case di proprietà dell'Ipab S. Alessio-Margherita di Savoia per i ciechi presieduto da Gianluca Lucignano. In particolare nell'ambito di un'inchiesta sulle case in affitto e vendite dal Comune di Roma, definiti dalle cronache giornalistiche con il termine "Affittopoli" e "Svendopoli", ha raccolto testimonianze dirette di ciechi sfrattati dalle loro abitazioni del centro storico ed in altre zone di pregio, probabilmente per liberare appartamenti che possono essere assegnati ad inquilini con maggiore disponibilità economiche o addirittura messi in vendita; l'istituto Sant'Alessio ha accumulato negli anni un cospicuo patrimonio immobiliare frutto di generosi lasciti per offrire assistenza ed un tetto sulla testa agli ipovedenti; tenute presenti le originarie disposizioni statutarie delle due predette istituzioni e la legge regionale 14 gennaio 1987, n. 8, così come modificata dalla legge regionale n. 40 del 1° dicembre 2003, il centro pone come sui fini statutari la realizzazione di interventi a favore dei non vedenti di ambo i sessi, riconosciuti ai sensi di legge, volti all'educazione, all'assistenza, alla formazione professionale, alla riabilitazione, al recupero ed integrazione sociale dei privi di vista. Le suddette finalità, ai sensi dell'art. 2 dello statuto, vengono perseguite mediante: l'organizzazione di forme di convittualità e residenzialità per i privi di vista che frequentino scuole o corsi fuori dall'abituale residenza; il coordinamento di tutte le attività di sostegno prescolastiche e post scolastiche non dipendenti dal Ministero dell'istruzione e delle attività integrative specifiche e necessarie alla piena autonomia ed integrazione dei non vedenti; nel settembre 2010, a seguito di un breve commissariamento, viene nominato Gianluca Lucignano alla Presidenza del centro regionale S. Alessio-Margherita di Savoia il cui patrimonio immobiliare è composto da 520 unità immobiliari nel Lazio, comprese le unità immobiliari abitative e ad uso diverso; sul "Corriere della Sera" del 3 marzo 2001 si legge: «Via Margutta 51: basta leggere l'elenco delle proprietà immobiliari dell'Ipab Sant'Alessio per i ciechi (santalessio.org) per accorgersi che anche quel palazzo - là dove girarono "Vacanze romane" - è di proprietà dell'ente regionale per i ciechi recentemente coinvolto nello scandalo di "Affittopoli". E basta andare sul posto per accorgersi dello stato nel quale versa il palazzo narrato dalla commedia di William Wyler del 1952: facciata sulla strada in pessime condizioni, ponteggi decennali e, all'interno, cavi elettrici e parti del comprensorio definite pericolanti. (...) All'interno, c'è un cieco: ma ha lo sfratto». Il Centro Regionale Sant'Alessio, infatti, sta attuando un processo di ristrutturazione, con la rinegoziazione di tutti i contratti, senza guardare i diritti dei non vedenti di poter vivere in appartamenti a loro destinati; ad avviso dell'interrogante, tale miopia del presidente ha determinato una situazione di sfratti esecutivi per ipovedenti che potranno essere cacciati dalle loro abitazioni. Sarebbero centinaia le famiglie che hanno ricevuto la comunicazione di sfratto dagli avvocati che difendono gli interessi dell'Ipab S. Alessio-Margherita di Savoia. L'intimazione di sfratto è arrivata a inquilini ciechi e ipovedenti, invalidi che non hanno la possibilità economica di pagare canoni troppo esosi con condizioni di rinnovo capestro che prevedono doppia garanzia, caparra e fideiussione ed anche a parenti dei disabili a cui non è stata offerta la possibilità di effettuare la voltura di contratto intestata a familiari defunti o ricoverati presso case di cura o di riposo. Il rovescio della medaglia di affittopoli e svendopoli è rappresentato dagli sfratti dei ciechi e figli degli ipovedenti per un'istituzione di pubblica assistenza come il S. Alessio. Un gruppo di inquilini delle case dell'istituto per ciechi S. Alessio (come appare nel sito Internet all'indirizzo http://santalessio.blogspot.com/2011/03/richiesta-destituzione-presidente.html) sta raccogliendo adesioni per la destituzione di Lucignano dalla carica di Presidente del centro. Queste le motivazioni riportate: 1) la mancata conferma del personale specializzato e l'assunzione di personale perlopiù ospedaliero va a detrimento del percorso riabilitativo specifico degli utenti dell'ente (ciechi, ipovedenti e pluriminorati); 2) l'ostinazione nel non voler rinnovare i contratti di locazione, anzi, l'accanirsi con lettere di sfratto ai privi della vista, non morosi, che hanno i titoli per rimanere negli alloggi donati proprio ad uso dei ciechi; 3) l'inspiegabile rifiuto di ricevere utenti, inquilini, dipendenti e le associazioni di categoria che da mesi gli chiedono udienza; 4) l'adozione di decisioni senza prendere in considerazione il parere del comitato di programmazione e sorveglianza come sarebbe previsto dalla legge regionale sulle Ipab evitando, così, un doveroso confronto con i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria e attuando una vera e propria autocrazia; 5) i comportamenti poco chiari e le decisioni discutibili adottate dal Presidente; nel citato blog, nel promemoria informativo si può leggere: «Il Centro Regionale S. Alessio Margherita di Savoia ha, tra le sue finalità statutarie, quella di occuparsi di formazione e riabilitazione dei ciechi laziali e non solo. Possiede anche un patrimonio ingente donato dai benefattori al fine di garantire un alloggio a condizioni di favore ai privi della vista. I vari documenti che vi presenteremo stanno a testimoniare come noi fruitori ed inquilini del Centro Regionale siamo insoddisfatti dei servizi erogati dall'ente e del trattamento riservatoci dai suoi dirigenti e da alcuni dipendenti. Porteremo a conoscenza della pubblica opinione le criticità degli uffici riscontrate in questi anni, ma in forte aumento in questo ultimo periodo, ed alcune testimonianze di casi abbastanza gravi occorsi a conduttori ed utenti. Tutto ciò per mettere in luce come la specificità del nostro centro sia in pericolo e come la struttura stessa sia preda di facili appetiti. Quanto riportato in questo documento è frutto di testimonianze raccolte e di alcune esperienze personali»; ad avviso dell'interrogante, dopo lo scandalo "Affittopoli", che ha coinvolto il centro, che sta attuando un processo di ristrutturazione, con la rinegoziazione di tutti i contratti, senza tutelare i diritti dei non vedenti di poter vivere in appartamenti a loro destinati, è arrivato il momento di destituire dall'incarico con effetto immediato il presidente Lucignano, per la scandalosa gestione di un bene pubblico, si chiede di sapere: se risulti al Governo, per quanto di propria competenza, che la gestione clientelare del S. Alessio-Margherita di Savoia per i ciechi, istituto dotato di un enorme patrimonio immobiliare che dal 1848 in poi è confluito ad ingrandirne i possedimenti, abbia aiutato più gli "amici" che i non vedenti, come certificato anche dalla Corte dei conti del Lazio; se risulti altresì che i non vedenti siano collocati in stragrande maggioranza nei palazzoni della periferia come quelli di via Stilicone 186, negli stabili di via Tuscolana 875, via Vittorio Fiorini 15/a, via Emilio Lepido 38, via Nova-cella 5, spinti da affitti capestro di 3, 4, 5.000 euro al mese, al contrario di ricchi, dipendenti e alcuni fortunati amici che popolano alcuni degli stabili di lusso che si estendono nel cuore della capitale, da via Margutta a piazza Campitelli 10, con cifre irrisorie spesso lontane da quelle di mercato; se risulti che, come documentato dalle testimonianze richiamate nella trasmissione "Presa diretta", il Presidente del S. Alessio abbia sfrattato dalle abitazioni in affitto inquilini ciechi per liberare appartamenti destinati ad inquilini più facoltosi; se anche l'immobile sito in via Margutta 51 faccia parte delle proprietà immobiliari dell'Ipab S. Alessio per i ciechi; se sia vero che il presidente Lucignano, oltre ad ostinarsi a non voler rinnovare i contratti di locazione intimando ai privi della vista non morosi che hanno i titoli per rimanere negli alloggi donati proprio ad uso dei ciechi, si rifiuti di ricevere utenti, inquilini, dipendenti ed associazioni di categoria che da mesi gli chiedono udienza, adottando decisioni senza il parere del comitato di programmazione e sorveglianza, così come previsto dalla legge regionale sulle Ipab per evitare un doveroso confronto con i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria, attuando in tal modo una vera e propria autocrazia.

Interrogazione urgente a risposta scritta

Al Presidente del Consiglio Regionale Interrogazione urgente a risposta scritta Oggetto: Centro Regionale Sant’Alessio Margherita di Savoia per i ciechi Il sottoscritto Angelo Bonelli, Capogruppo dei Verdi Premesso che: - Numerosi genitori di ragazzi ciechi, di assistiti del Centro Regionale S.Alessio e Margherita di Savoia per ciechi e di affittuari non vedenti di abitazioni di proprietà di tale Centro si sono fatti promotori di una iniziativa di raccolta adesioni, attraverso la rete, a sostegno di una richiesta rivolta alla Presidente Polverini per le dimissioni dalla carica di Presidente del Centro del Dott. Gianluca Lucignano; - I genitori contestano il comportamento fin qui tenuto dal Presidente, che avrebbe operato, con interventi destabilizzanti e disgregativi, tra cui: a) la mancata conferma del personale specialistico e l’assunzione di personale per lo più ospedaliero con conseguente annullamento della continuità assistenziale e con detrimento del processo riabilitativo specifico per ciascun utente del Centro; b) il non voler rinnovare i contratti di locazione ed il presunto accanimento con lettere di sfratto ai privi di vista non morosi che hanno i titoli per rimanere negli alloggi donati proprio ad uso dei ciechi; c) il rifiuto di ricevere utenti, inquilini, dipendenti e le associazione di categoria che da mesi chiedono udienza; d) l’adozione di decisioni senza prendere in considerazione il parere del Comitato di programmazione e di sorveglianza (artt. 13 e14 della Statuto) evitando così un doveroso confronto con i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Considerato che: - Secondo i promotori della petizione risulterebbe un peggioramento della situazione nel Centro dalla nomina, prima a Commissario e poi a Presidente del Centro, del Dott. G. Lucignano che, a quanto pare in mancanza della pubblicazione del suo curriculum – pubblicazione stabilita per legge (L. 69/2009) – non è ben chiaro se sia in possesso dell’esperienza e delle competenze necessarie al ruolo ricoperto; - Secondo i promotori della petizione il Dott. Lucignano, nell’assumere la conduzione del Centro, avrebbe subito assunto una posizione opposta e contraria a quella che la legge n.207 del 2001 e lo Statuto del Centro determina (art.7) avendo cioè disconosciuto il principio della distinzione tra le competenze e le responsabilità di indirizzo, controllo e programmazione spettanti al Presidente e le competenze e responsabilità di attuazione e gestione spettanti ai dirigenti, nel quadro di una armonica collaborazione tesa al raggiungimento delle finalità determinate dalla legge e degli obiettivi di efficacia, economicità e trasparenza dell’azione amministrativa (DRG.40/2008). Egli non avrebbe proceduto, come era suo dovere, con la collaborazione corale dell’apparato amministrativo, di quello psico-socio-sanitario/riabilitativo e di quello pedagogico-didattico-formativo, ad una ricognizione approfondita e puntuale dello stato organizzativo, dell’andamento delle varie attività e dei servizi erogati, della utilizzazione delle risorse disponibili, da quelle professionali a quelle patrimoniali delle diverse articolazioni dipartimentali per elaborare una corretta misurazione quali-quantitativa dei fabbisogni effettivi, per determinare una equilibrata pianta organica, quantificare i costi, ai fini della definizione degli obiettivi a breve a medio ed a lungo termine da conseguire attraverso una programmazione formulata con la condivisione e la partecipazione attiva di tutti i collaboratori , dipendenti e non, operanti nel Centro. Tenuto conto che: - Il Presidente ha inviato cento lettere agli affittuari ciechi con la minaccia di sfratto, normale compito di gestione esecutiva quale il monitoraggio dei contratti di affitto per il rispetto delle scadenze e per l’aggiornamento del canone. Con tale azione il Presidente avrebbe invaso l’area di attività di competenza dei dirigenti e dei responsabili delle diverse unità operative compiendo o facendo compiere atti propri della gestione finanziaria, tecnica ed amministrativa e della organizzazione delle risorse umane, strumentali e dei mezzi; - In tale contesto il Presidente avrebbe disposto di non rinnovare il contratto di collaborazione a tre dipendenti che svolgevano la loro attività da circa 12 anni, procedendo inoltre alla dislocazione di talune unità lavorative da un ufficio all’altro, scavalcando la scala gerarchica. Avrebbe inoltre, senza alcuna deliberazione, chiamato professionisti ed esperti esterni per svolgere attività di ricognizione e di controllo del lavoro svolto in taluni servizi e per fare impartire direttive ai dirigenti chiedendo loro, in riunioni dagli stessi convocate e condotte e per iscritto, progetti e proposte con la predisposizione di report in termini di budget. Sarebbero stati cosi ammessi ad operare negli uffici del Centro medici del policlinico Gemelli, esperti in contabilità ed in marketing, legali ed un esperto il cui cognome è lo stesso del Presidente del Centro; - il Dott. Lucignano avrebbe dato l’incarico ad un esperto di sua fiducia per una ulteriore stima sul valore della tenuta di Presciano (SI) concessa in locazione alla Clovis International spa per un canone irrisorio di 300.000 euro, come riportato nel bilancio di previsione 2011 approvato nel mese di gennaio ed a condizioni discutibili, quali la misura fissa del canone per un trentennio, ad eccezione della variazione annuale sulla base dei prezzi Istat. Ma da tale incarico professionale a tutt’oggi non sarebbe scaturita alcuna decisione se non quella di avere in sostanza avallato la deliberazione presa nell’aprile del 2010 di transigere alle sopra riportate condizioni e di annullare il ricorso presentato avanti al Tar Lazio dalla sopra citata società a seguito della rescissione del contratto stipulato nel 2004 nell’esercizio del potere di auto-tutela e dopo che il Consiglio di Stato aveva accolto le ragioni del Centro. La tenuta di Presciano, come riportato dalla stampa nazionale, consta di 28 poderi coltivati a vigneto e ad uliveto, di 60 casolari antichi e si estende su una superficie di 25 mila mq, con un valore che si aggirerebbe intorno ai 55/60 milioni di Euro; - in relazione al suo valore è stato stimato che il rendimento della tenuta non dovrebbe essere minore di cinque-otto volte dell’attuale canone di 300.000 Euro; un siffatto rendimento equamente rivalutato consentirebbe al Centro di elevare qualitativamente e quantitativamente i servizi assistenziali e le prestazioni a favore dei suoi assistiti, senza deficit di bilancio. Considerato che: - Il Dott. Lucignano nell’arco di tempo del suo incarico di circa nove mesi ha già nominato tre Direttori generali e ad agosto prossimo, quando scadrà il vigente contratto, dovrà procedere alla nomina del quarto Direttore generale. In tale tripla operazione si collocherebbe anche la nomina del Direttore amministrativo a Direttore generale dal settembre 2010 al febbraio 2011 senza rispettare la norma di legge che dispone per il dipendente chiamato ad assumere le funzioni di Direttore generale l’obbligo della aspettativa per il posto di ruolo occupato ( L.165/2001 e s.m.e i.); - Sempre a quanto pare esercitando poteri propri dell’area della dirigenza e svolgendo funzioni proprie della gestione amministrativa il Presidente, all’insaputa dei responsabili del servizio riabilitativo e della direzione sanitaria, avrebbe condotto personalmente e conclusa una trattativa con l’Ospedale pediatrico del Bambin Gesù (ospedale di Polidoro), sottoscrivendo, a quanto si dice senza avere la legittimazione e la specifica competenza della materia trattata, una convenzione che alla prova dei fatti risulterebbe svantaggiosa per il Centro in termini di esperienze professionali, costi, regolarità e continuità dell’assistenza, considerato che i medici ospedalieri, dipendenti a tempo indeterminato, curano soltanto bambini e le loro prestazioni rese nell’ambito delle strutture del Centro in sostituzione di quelle finora rese fin qui dai professionisti con contratti di collaborazione o di lavoro autonomo graverebbero sul bilancio del Centro con un onere maggiorato di circa il 35/40 % rispetto alla spesa sostenuto al 31 dicembre 2010. La convenzione sottoscritta dal Dott. Lucignano il 28 gennaio 2011e poi ratificata con deliberazione del Direttore generale pro-tempore il 3 marzo 2011, quanto meno con irrituali procedure e con modalità inusuali, risulterebbe del tutto generica e senza alcuna indicazione specifica in ordine alla realtà della assistenza riabilitativa, alla tipologia delle patologie degli utenti del Centro, alle modalità organizzative, alla elaborazione dei progetti per ciascun utente, alla elaborazione delle cartelle cliniche ed all’assolvimento degli impegni derivanti dall’accreditamento con il servizio sanitario regionale; - Il Dott. Lucignano, aderente alla compagnia dell’Opus Dei, come risulterebbe dal sito informatico, è il Direttore delle relazioni esterne, istituzionali ed internazionali dell’Università Campus Bio Medico di Roma dell’Opus Dei, collabora con l’ufficio delle relazioni esterne del policlinico Gemelli, è componente del Gruppo di lavoro del progetto Roma per l’Expo 2015, ha rapporti con l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù per le convenzioni stipulate con il Campus Bio Medico e con la Fondazione G.B. Bietti – studio e ricerca in oftalmologia – ed il Presidente dell’Università è anche Consigliere di tale Fondazione ed un componente del Comitato di consulenza ed indirizzo dell’Università è anche il Direttore scientifico dell’Ospedale Bambin Gesù; - In correlazione con la suddetta operazione il dott. Lucignano avrebbe dato disposizione al Direttore generale pro tempore di predisporre una deliberazione per stabilire non già il rinnovo annuale dei contratti in atto, ma soltanto un prolungamento dell’incarico per 22 giorni, fino al 31 gennaio, per i professionisti e fino al 31 marzo per i tecnici della riabilitazione, deliberazione che, a quanto pare senza motivazione e senza aver consultato gli interessati, sarebbe stata assunta nonostante il parere contrario del Direttore sanitario, con data retroattiva. In tale contesto si collocherebbe la decisione, della quale non si conoscerebbero le motivazioni, di non rinnovare al Direttore sanitario l’incarico conferitogli nel luglio del 2007; - In aggiunta a ciò a quanto pare senza alcuna procedura selettiva il dott. Lucignano ha dato disposizioni per attribuire i seguenti incarichi: a sostegno dell’attività di comunicazione dell’Ufficio istituzionale e relazioni esterne dal 7 febbraio al 31 dicembre 2011, in favore di C.S.; per assistenza amministrativa e fiscale per il 2011 allo Studio V; per collaborazione all’ufficio giuridico dal 15/2 l 31.12.2011 all’avv. T.P. - Recentemente, su deliberazione del Direttore generale, il Presidente del Centro con proprio atto n.5, ha predisposto un avviso pubblico per ricerca partnership con società specializzata nella “formazione esperienziale di natura manageriale su tematiche comportamentali e tecniche” (20.02.2011). Non è dato sapere gli obiettivi di tale richiesta, né se siano stati individuati ed indicati i meccanismi di funzionamento e di coordinamento del partenariato, le metodologie di lavoro ovvero le procedure per la gestione dei progetti, i soggetti/organi responsabili delle attività da svolgere nonché i metodi ed i meccanismi di diffusione delle informazione e così via. Certo è che appare quanto meno originale la suddivisione dei ruoli: la deliberazione la assume il Direttore generale e la formulazione del testo dell’avviso la esegue il Presidente. Il Presidente prima sottoscrive convenzioni e poi il Direttore generale le delibera. Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Giunta Regionale, per sapere: se non intende attivarsi immediatamente affinché: 1) siano forniti elementi utili per sapere se il Dott. Lucignano ha relazionato sulle iniziative prese e su quelle che intende prendere e sulle cause e sui motivi ostativi in base ai quali, nel rispetto delle sue attribuzioni istituzionali, non avrebbe provveduto: a) a modificare lo Statuto del Centro che non prevede l’assistenza agli ipovedenti ed ai pazienti in età evolutiva; b) ad adottare il bilancio economico pluriennale di previsione nonché del bilancio preventivo economico relativo all’esercizio successivo ( art.14 d.lgs.207/2001); c) ad introdurre la contabilità analitica per centri di costo e di responsabilità in modo da proceder all’analisi comparativa dei costi, dei rendimenti e dei risultati; d) ad aggiornare il regolamento interno in conformità alle norme statutarie ed a quella del d.lgs 165/2001 e s.m.i; e) a regolarizzare ed a stabilizzare tutti i rapporti di lavoro dei non dipendenti in ruolo nel senso del superamento dei contratti che si riferiscono a prestazioni e ad atti che attengono alle normali funzioni istituzionali del Centro e non a prestazioni occasionali o straordinarie ovvero particolari; f) alla acquisizione degli indirizzi e degli obiettivi del Comitato di programmazione e di sorveglianza per la programmazione delle attività didattiche, formativa- riabilitative e socio assistenziali. 2) Sia valutata l’opportunità di nominare una Commissione di indagine per accertare la verità dei fatti e le responsabilità della discutibile gestione della tenuta di Presciano (SI) 3) Sia valutata l’opportunità di accertare se nello stipulare la convenzione con l’Ospedale pediatrico del Bambin Gesù e quella recentemente deliberata con la fondazione G.B. Bietti con un incarico professionale presso il Centro ad un oculista della Fondazione (M.B.) non si sia dato luogo ad una fattispecie tipica del conflitto di interesse. 4) A fronte delle presunte illegittimità commesse, della presunta dispersione delle comprovate esperienze, della presunta sottovalutazione ed azzeramento del patrimonio professionale del servizio assistenziale- riabilitativo, sia valutato l’operato sopra descritto e, qualora lo ritenga opportuno, siano poste in atto iniziative finalizzate a restituire serenità ed equilibrio all’ambiente dei servizi assistenziali della riabilitazione, valutando anche il possibile reintegro sul posto di lavoro delle professionalità allontanate. 5) Nel caso sia rilevato che la condotta del dott. Lucignano risulti essere caratterizzata da presunte illegittimità, se non da elementi propri della fattispecie dell’abuso di potere volto a danneggiare alcuni ed a favorire altri, sia valutata con immediatezza l’esigenza, nell’interesse generale, dell’Istituto e per offrire ai ciechi ed agli ipovedenti una assistenza sempre più qualificata ed un sostegno sostanzioso per i più bisognosi, di chiedere al Dott. Lucignano di rassegnare le dimissione da Presidente del Centro in considerazione anche del fatto che egli ha molteplici occupazioni redditizie e che potrà impegnare proficuamente le sue capacità professionali in altri settori di attività più congeniali alla sua preparazione ed alle sue attitudini naturali e professionali.

IPAB SANT’ALESSIO: FOSCHI – NIERI (PD), ‘REGIONE NON PRIVI RAGAZZI CIECHI DI TERAPIE FONDAMENTALI, AUMENTI FONDO’’

COMUNICATO STAMPA IPAB SANT’ALESSIO: FOSCHI – NIERI (PD), ‘REGIONE NON PRIVI RAGAZZI CIECHI DI TERAPIE FONDAMENTALI, AUMENTI FONDO’’ “Non è una soluzione ammissibile quella di privare bambini e ragazzi ipovedenti , di un percorso di cura e terapia, legato sia alla sfera emotiva sia a quella pratica, fondamentale per la loro crescita, il loro sostegno e quello delle famiglie da cui provengono. E’ di fatto questo lo scenario che si sta profilando per i pazienti dell’Ipab Sant’Alessio. La giunta regionale del Lazio, infatti, con le sue scelte, oggi sta decretando che questi ragazzi abbiano terminato il loro percorso, per far spazio a nuovi utenti. Ci sono, è vero, ben 60 richieste di accesso di cui la maggior parte riguardano giovani in età evolutiva che vanno certamente accolte e soddisfatte ma è opportuno arrivare ad allargare il servizio a tutti e non toglierlo ad alcuni solo per far figurare che le liste di attesa diminuiscano o si azzerino”. Questo il tema dell’interrogazione presentata oggi dai consiglieri regionali, Enzo Foschi (pd), e Luigi Nieri (Sel). “Sembrerebbe, inoltre – hanno spiegato i consiglieri regionali - che per i ‘fortunati’ che avranno accesso al servizio sia prevista una diminuzione delle ore a disposizione, data anche l’attivazione di una convenzione annuale con il Bambin Gesù che però può mettere a disposizione due figure professionali per un numero di ore che davvero non possono bastare . Un servizio di natura così delicata, non può basarsi sull’annualità ma ha bisogno di certezze di continuità e di progettualità”. “Per fare questo è assolutamente necessario – hanno chiesto nell’interrogazione Foschi e Nieri - incrementare il Fondo che la regione Lazio versa al centro. Solo così, infatti, si raggiungerà il numero di medici e terapisti nonché delle ore di terapia, potrebbero essere allestiti altri 5 laboratori ed acquistato il materiale necessario a svolgere tutte le attività. Neuropsicomotricità, logopedia, terapia occupazionale, ma anche musicoterapia, ortottica, intervento tiflologico – braille, tifloinformatica, stimolazioni basali, orientamento e mobilità, sono i percorsi con i quali questi giovani ciechi possono accrescere le loro funzionalità. Un ausilio indispensabile per avere consapevolezza sul come affrontare quello che rappresenta un limite fisico e come rapportarsi agli altri e al mondo esterno. Nonostante la regione Lazio, nella scorsa legislatura – hanno ricordato Foschi e Nieri - abbia dovuto procedere alla diminuzione delle risorse disponibili, ha saputo grazie a una oculata gestione sanitaria con, ad esempio, l’inserimento delle terapie di gruppo, arrivare sia a un buon riscontro sul piano medico sia per quello della diminuzione delle liste di attesa. E’ la dimostrazione che con procedute d’intervento mirate si può arrivare ad assistere un numero maggiore di persone. A questo una buona amministrazione deve arrivare, soprattutto quando parliamo di giovani con problemi legati a disabilità”. Roma, 11 aprile 2011 Angela Tomassi Ufficio Stampa Enzo Foschi Consigliere Pd Regione Lazio 340/3510670
COMUNICATO STAMPA 24 MARZO 2011 Guardiamo con preoccupazione a quanto sta avvenendo nella Capitale. Non chiediamo al marito della Polverini di essere come la moglie di Cesare cioè “sopra ogni sospetto”, ma pretendiamo che venga fatta chiarezza su quanto sta avvenendo in questi giorni. È agli occhi di tutti che mentre la casa crea nella nostra città sempre più diseguaglianze ed instabilità nella vita dei normali cittadini, chi ci governa pensa solo ai propri personali interessi. La nostra preoccupazione è nei confronti di chi non può permettersi di pagare un affitto o di comprare una casa, ed invece di occuparci di loro dobbiamo perdere tempo a chiedere ai potenti di uscire dagli immobili che occupano abusivamente! Mentre questi scandali ci avvolgono, l’IPAB (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza) “Centro Regionale Sant’Alessio per ciechi”, che è sotto il controllo della Regione Lazio, vuole rimpossessarsi del proprio patrimonio immobiliare “sfrattando” di fatto molte famiglie con gravi problemi di disabilità. Noi vigileremo in questo momento di confusione chiamato “affittopoli”, affinché paghi chi ha avuto responsabilità nella gestione allegra del patrimonio pubblico ed i soliti furbetti non continuino a prendere in giro i cittadini e l’opinione pubblica. Ci batteremo inoltre affinché questa non diventi l’occasione per aumentare indiscriminatamente gli affitti di coloro che hanno problemi economici aumentandone il disagio sociale. Luigi Bartone Responsabile Politiche Abitative Partito Democratico di Roma

Criticità degli uffici: legale, patrimonio e tecnico del centro regionale S. Alessio Margherita di Savoia.

Criticità degli uffici: legale, patrimonio e tecnico del centro regionale S. Alessio Margherita di Savoia. Da qualche anno un buon numero di inquilini ed aspiranti tali del Centro Regionale, riscontra molteplici disservizi da parte degli uffici in oggetto e si augura che essi possano aver termine nel più breve tempo possibile; In questo documento intendiamo elencarne alcuni al fine di portarli a conoscenza degli organi competenti e dell’opinione pubblica. A) La quasi impossibilità di comunicare con i dipendenti e-o dirigenti di tali uffici che risultano spesso essere irreperibili; ciò accade sia perché i telefoni sono sistematicamente guasti, sia perché il personale è troppo spesso fuori stanza. B) La comunicazione dall’ente verso gli inquilini, molti dei quali sono ciechi o ipovedenti, è poco chiara o assolutamente non fruibile in quanto veicolata tramite lettere ed avvisi nei condomini in nero e non, come consigliato anni fa e come sarebbe razionale fare in un ente che ospita prevalentemente persone con difficoltà visive, con i sistemi quali il codice Braille, i caratteri ingranditi, il formato audio od ancora con gli strumenti informatici di cui quasi tutti ormai dispongono. Va da sé che ogni inquilino, a seconda del tipo di deficit visivo o della preparazione informatica acquisita sceglierebbe il formato per lui più consono. C) La manutenzione degli stabili ridotta all’osso e gli incredibili ritardi negli interventi di manutenzione straordinaria spettanti all’ente. A tal proposito segnaliamo che sono stati fatti presenti all’ufficio tecnico guasti mai riparati o situazioni di pericolo come balconi fatiscenti e pericolanti, tutti sistematicamente ignorati. D) Le lungaggini burocratiche ingiustificate per pratiche all’ordine del giorno come la stipula o il rinnovo di un contratto di locazione. E’ inaccettabile, infatti, la lentezza nei rinnovi contrattuali durante la delicata fase degli accordi integrativi tale che gli inquilini hanno dovuto attendere anche fino a 18 mesi fra la consegna della documentazione richiesta ed il reale momento della stipula con un conseguente dispendio di denaro non dovuto all’ente visto che il contratto integrativo è, generalmente, più favorevole. E) Il discutibile ricorso a lettere dal tono minaccioso con intimazione di sfratto entro 15 giorni dal ricevimento indirizzate ad inquilini presumibilmente morosi; scriviamo presumibilmente perché in queste lettere veniva spiegato che, non sapendo chi fra gli inquilini non avesse effettuato il versamento del canone, spettava a tutti fornire l’onere della prova dell’avvenuto pagamento. Cosa sconcertante visto che l’ente dispone di tutti i mezzi per poter verificare l’origine degli ammanchi senza scomodare gli inquilini che, in molti casi sono anziani e ciechi e quindi impossibilitati a trovare le ricevute richieste ed inviarle via fax nei pochi giorni lasciati a disposizione dall’ufficio competente. Consideriamo, inoltre, lo stato di agitazione in cui gli inquilini sono stati messi ingiustificatamente. F) Il fatto che vengano spesso perse le domande degli aspiranti inquilini che non entreranno mai in possesso di un alloggio. Molti hanno chiamato l’ente dopo qualche anno dalla richiesta e si sono sentiti rispondere che la loro domanda non risultava agli atti e che avrebbero dovuto presentarne un’altra. G) L’assurda consuetudine secondo cui le lettere indirizzate agli uffici competenti vengono sistematicamente ignorate quando la normativa prevede tempi certi per le risposte da parte di un’istituzione pubblica. H) La richiesta illegittima ed inopportuna ai neoinquilini di provvedere alle spese degli adeguamenti degli impianti o, dove necessario, della sostituzione dei serramenti e/o degli elementi per il riscaldamento. I) L’atteggiamento sprezzante da parte di alcuni dipendenti nei confronti degli inquilini qualora avanzino una richiesta qualsiasi, soprattutto quando si tratta di provare a far eliminare clausole vessatorie imposte unilateralmente. J) L’assurda prassi secondo cui, al momento della scelta dell’alloggio, non vengono mostrati tutti quelli disponibili e non vengono prese in considerazione le richieste concernenti la metratura o la zona prescelta al momento della domanda. K) Il rifiuto perdurante da anni di rinnovare i contratti nonostante le pressanti e reiterate richieste degli inquilini che, in questi giorni, si sono visti recapitare un avviso di sfratto in cui si dice che i contratti sono stati disdettati e che essi non hanno i titoli per abitare l’alloggio. Ci domandiamo chi, oltre ai ciechi, possieda tale titolo senza contare il fatto che gli inquilini in questione non sono morosi ed avevano presentato la documentazione richiesta dall’ente nel 2007 al momento dell’applicazione degli accordi integrativi. L’ente, quindi, nella sua colpevole inerzia, ha fatto scadere i contratti e, mentre rassicurava per telefono coloro che chiedevano pressantemente il dovuto rinnovo, preparava questa mossa iniqua e disumana. Tutto ciò è indubbiamente insostenibile e, certamente, non all’altezza di un ente il cui fine istituzionale e statutario è quello di tutelare i ciechi. Le due testimonianze che seguono sono un piccolo esempio di quanto sta accadendo ed accadrà agli inquilini e futuri tali del centro regionale.

Promemoria informativo

Promemoria informativo Il Centro Regionale S.Alessio Margherita di Savoia ha, tra le sue finalità statutarie, quella di occuparsi di formazione e riabilitazione dei ciechi laziali e non solo. Possiede anche un patrimonio ingente donato dai benefattori al fine di garantire un alloggio a condizioni di favore ai privi della vista. I vari documenti che vi presenteremo stanno a testimoniare come noi fruitori ed inquilini del Centro Regionale siamo insoddisfatti dei servizi erogati dall’ente e del trattamento riservatoci dai suoi dirigenti e da alcuni dipendenti. Porteremo a conoscenza della pubblica opinione le criticità degli uffici riscontrate in questi anni, ma in forte aumento in questo ultimo periodo, ed alcune testimonianze di casi abbastanza gravi occorsi a conduttori, utenti e dipendenti. Tutto ciò per mettere in luce come la specificità del nostro centro sia in pericolo e come la struttura stessa sia preda di facili appetiti. Quanto riportato in questo documento è frutto di testimonianze raccolte e di alcune esperienze personali.

Perchè Pinocchio

Donato Robilotta è stato il primo firmatario dei ticket,quando ricopriva la carica di consigliere regionale. La denuncia dell'allora vicepresidente della Giunta Regionale,Esterino Montino Sanità: Montino, Donato Robilotta è il primo firmatario dei ticket martedì 2 dicembre 2008 DICHIARAZIONE DEL VICE PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE ESTERINO MONTINO Sanità: Montino, Donato Robilotta è il primo firmatario dei ticket Le misure di compartecipazione introdotte oggi portano firme precise e tra queste c’è proprio quella del Consigliere Donato Robilotta. E’ lui che da sempre capeggia il partito dei ticket. Ora, improvvisamente si erge come voce critica. E’ un atteggiamento ipocrita e da Pinocchio, perche sa benissimo che queste misure sono state volute dall’attuale esecutivo nazionale. Le forme di compartecipazione adottate dal Presidente Marrazzo in qualità di Commissario di Governo, non sono altro che il frutto avvelenato di quei cinque anni della Giunta di destra in cui la malagestione della sanità ha toccato livelli da cronaca giudiziaria. Mentre tutto questo si consumava e si accumulava una voragine di debiti pari a 10 miliardi, l’allora assessore Donato Robilotta si è distinto per una mitica disattenzione. Non si è accorto di nulla. Ora pontifica. Forse è venuto il momento dell’assunzione di responsabilità. Queste misure portano proprio la sua firma perche è stato il primo a suggerirle al Governo che le ha fortemente volute. Sarebbe meglio per ridare dignità alla politica che abbandonasse il terreno delle critica a tutti i costi e iniziasse invece un serio percorso di autocritica. http://www.regioni.it/it/show-sanit_montino_donato_robilotta__il_primo_firmatario_dei_ticket/news.php?id=114684

Iniziamo da Pinocchio..

Donato Robilotta commissario dell’Ipab Sant’Alessio - 27 settembre 2011 Cerchiamo di capire chi è. Uno dei sei beneficiari della Polverinicrazia. Il pacco firmato Regione Lazio è complicato. La manovra dei vitalizi per assessori esterni e consiglieri decaduti nasconde tagli e tasse per 1,4 miliardi di euro. Come incartare i sacrifici (per i cittadini) con i privilegi (per i politici). Eppure il governatore Renata Polverini mette su il viso del dispiacere, quel senso di pudore nel chiedere euro ai cittadini, sempre e comunque ai cittadini: “Era l’unica possibile”. Già, mica poteva lasciare senza pensione la Giunta oppure i tre consiglieri del centrodestra transitati per sbaglio in Regione? Il regalo farà contento il sindaco Giovanni Di Giorgi che, nervosamente, deve scegliere la poltrona giusta: resta nel Consiglio laziale o si dedica al comune di Latina? Un dilemma e un sollievo: qualsiasi decisione prenda Di Giorgi, il vitalizio è garantito a 50 anni con una riduzione del 5 per cento, a 55 al 100 per cento. Nessun dubbio, però, sui rincari: aumentano le imposte (+ 0, 33 % Irpef), la benzina con un’accisa inedita (20 centesimi al litro), il bollo per l’automobile (+ 10 %). Mentre calano i fondi per il sociale e le opere pubbliche (-100 milioni di euro). Com’era? “L’unica manovra possibile”. Peccato che il centrosinistra suggeriva al Governatore di vietare un mal costume tipico di una regione grossa, indebitata e spendacciona: un dirigente pubblico deve rispettare un tetto massimo di stipendio senza cumulare l’incarico in corso con il vitalizio regionale. Non conosciamo la risposta perché l’ex sindacalista si è rifiutata di rispondere ai partiti di opposizione: rischiava di bombardare l’alleanza con il Pdl che si regge sui favori reciproci e il potere condiviso. Il mandato Polverini ha un difetto di nascita: la lista dei berlusconiani rimase fuori perché presentata in ritardo, e dunque i cacicchi locali, non eletti, andavano sistemati. Quelli che sommano lo stipendio pubblico con il vitalizio già maturato in banca o in tasca. Ecco i sei candidati trombati in partenza e ora, momentaneamente, occupati in aziende satelliti della Regione Lazio. C’è l’imprenditore Luigi Celori, 54 anni, a spasso con una rendita di tre legislature: è stato nominato presidente di Autostrade del Lazio, superati mesi di inattività politica. C’è Tommaso Luzzi, 61 anni, per 15 anni in Regione: si è accontentato di Astral, una società che pulisce e asfalta le tangenziali e i raccordi. C’è il socialista Donato Robilotta, 56 anni, commissario straordinario di Ipab Sant’Alessio, un centro per ciechi che gestiva un imponente patrimonio immobiliare. C’è Bruno Prestagiovanni, 54 anni, commissario straordinario di Ater Roma, un carrozzone che assegna le case pubbliche. C’è Massimiliano Maselli, 44 anni, presidente di Sviluppo Lazio, dove transitano bandi di gara e studi scientifici. C’è Erder Mazzocchi, 43 anni, commissario straordinario di Arsial, l’agenzia regionale per l’agricoltura. I magnifici sei incassano un degno e meritato stipendio pubblico, servono serenamente le istituzioni sapendo di incassare (in futuro o adesso) un sostanzioso vitalizio. I magnifici sei, soprattutto, assicurano l’esistenza politica di Renata Polverini. Al traguardo di una serie di nomi e scrivanie, fra le proteste cestinate e negate, c’è un’ultima idea che i partiti di opposizione hanno presentato al governatore: perché confermare il rimborso chilometrico per i consiglieri? Vi può suonare stonato, ma i rappresentanti laziali, se abitano a 15 chilometri dal palazzo regionale, recuperano un quinto di un pieno di benzina. I 71 consiglieri laziali vengono pagati per il mandato in Regione (indennità), per essere presenti in aula (diaria), per raggiungere il palazzo (rimborso), per presiedere o partecipare in commissione (e sono venti). Però, va detto che la Polverini ci ha provato. Voleva fare una manovra con meno tasse ai cittadini e più tagli ai politici. Il Governatore ha deluso i cronisti che speravano in un ripensamento sui vitalizi: “Niente passo indietro. Da due giorni siamo in linea con le altre Regioni. Avevamo una discriminazione che colpiva solo i nostri assessori esterni, abbiamo messo le cose a posto”. E il Codacons che fa ricorso contro la manovra? “Che devo fare?”, ha risposto la Polverini. Se sapesse cosa fare, sarebbe il governatore del Lazio che toglie ai ricchi e dà ai poveri, non viceversa. O forse, caspita, è proprio lei?