giovedì 29 marzo 2012

Criticità degli uffici: legale, patrimonio e tecnico del centro regionale S. Alessio Margherita di Savoia.

Criticità degli uffici: legale, patrimonio e tecnico del centro regionale S. Alessio Margherita di Savoia. Da qualche anno un buon numero di inquilini ed aspiranti tali del Centro Regionale, riscontra molteplici disservizi da parte degli uffici in oggetto e si augura che essi possano aver termine nel più breve tempo possibile; In questo documento intendiamo elencarne alcuni al fine di portarli a conoscenza degli organi competenti e dell’opinione pubblica. A) La quasi impossibilità di comunicare con i dipendenti e-o dirigenti di tali uffici che risultano spesso essere irreperibili; ciò accade sia perché i telefoni sono sistematicamente guasti, sia perché il personale è troppo spesso fuori stanza. B) La comunicazione dall’ente verso gli inquilini, molti dei quali sono ciechi o ipovedenti, è poco chiara o assolutamente non fruibile in quanto veicolata tramite lettere ed avvisi nei condomini in nero e non, come consigliato anni fa e come sarebbe razionale fare in un ente che ospita prevalentemente persone con difficoltà visive, con i sistemi quali il codice Braille, i caratteri ingranditi, il formato audio od ancora con gli strumenti informatici di cui quasi tutti ormai dispongono. Va da sé che ogni inquilino, a seconda del tipo di deficit visivo o della preparazione informatica acquisita sceglierebbe il formato per lui più consono. C) La manutenzione degli stabili ridotta all’osso e gli incredibili ritardi negli interventi di manutenzione straordinaria spettanti all’ente. A tal proposito segnaliamo che sono stati fatti presenti all’ufficio tecnico guasti mai riparati o situazioni di pericolo come balconi fatiscenti e pericolanti, tutti sistematicamente ignorati. D) Le lungaggini burocratiche ingiustificate per pratiche all’ordine del giorno come la stipula o il rinnovo di un contratto di locazione. E’ inaccettabile, infatti, la lentezza nei rinnovi contrattuali durante la delicata fase degli accordi integrativi tale che gli inquilini hanno dovuto attendere anche fino a 18 mesi fra la consegna della documentazione richiesta ed il reale momento della stipula con un conseguente dispendio di denaro non dovuto all’ente visto che il contratto integrativo è, generalmente, più favorevole. E) Il discutibile ricorso a lettere dal tono minaccioso con intimazione di sfratto entro 15 giorni dal ricevimento indirizzate ad inquilini presumibilmente morosi; scriviamo presumibilmente perché in queste lettere veniva spiegato che, non sapendo chi fra gli inquilini non avesse effettuato il versamento del canone, spettava a tutti fornire l’onere della prova dell’avvenuto pagamento. Cosa sconcertante visto che l’ente dispone di tutti i mezzi per poter verificare l’origine degli ammanchi senza scomodare gli inquilini che, in molti casi sono anziani e ciechi e quindi impossibilitati a trovare le ricevute richieste ed inviarle via fax nei pochi giorni lasciati a disposizione dall’ufficio competente. Consideriamo, inoltre, lo stato di agitazione in cui gli inquilini sono stati messi ingiustificatamente. F) Il fatto che vengano spesso perse le domande degli aspiranti inquilini che non entreranno mai in possesso di un alloggio. Molti hanno chiamato l’ente dopo qualche anno dalla richiesta e si sono sentiti rispondere che la loro domanda non risultava agli atti e che avrebbero dovuto presentarne un’altra. G) L’assurda consuetudine secondo cui le lettere indirizzate agli uffici competenti vengono sistematicamente ignorate quando la normativa prevede tempi certi per le risposte da parte di un’istituzione pubblica. H) La richiesta illegittima ed inopportuna ai neoinquilini di provvedere alle spese degli adeguamenti degli impianti o, dove necessario, della sostituzione dei serramenti e/o degli elementi per il riscaldamento. I) L’atteggiamento sprezzante da parte di alcuni dipendenti nei confronti degli inquilini qualora avanzino una richiesta qualsiasi, soprattutto quando si tratta di provare a far eliminare clausole vessatorie imposte unilateralmente. J) L’assurda prassi secondo cui, al momento della scelta dell’alloggio, non vengono mostrati tutti quelli disponibili e non vengono prese in considerazione le richieste concernenti la metratura o la zona prescelta al momento della domanda. K) Il rifiuto perdurante da anni di rinnovare i contratti nonostante le pressanti e reiterate richieste degli inquilini che, in questi giorni, si sono visti recapitare un avviso di sfratto in cui si dice che i contratti sono stati disdettati e che essi non hanno i titoli per abitare l’alloggio. Ci domandiamo chi, oltre ai ciechi, possieda tale titolo senza contare il fatto che gli inquilini in questione non sono morosi ed avevano presentato la documentazione richiesta dall’ente nel 2007 al momento dell’applicazione degli accordi integrativi. L’ente, quindi, nella sua colpevole inerzia, ha fatto scadere i contratti e, mentre rassicurava per telefono coloro che chiedevano pressantemente il dovuto rinnovo, preparava questa mossa iniqua e disumana. Tutto ciò è indubbiamente insostenibile e, certamente, non all’altezza di un ente il cui fine istituzionale e statutario è quello di tutelare i ciechi. Le due testimonianze che seguono sono un piccolo esempio di quanto sta accadendo ed accadrà agli inquilini e futuri tali del centro regionale.

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