giovedì 29 marzo 2012

Interrogazione Elio Lannutti

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04820 Atto n. 4-04820 Pubblicato il 22 marzo 2011 Seduta n. 523 LANNUTTI - Ai Ministri per i rapporti con le Regioni e per la coesione territoriale e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che in un articolo su "il Fatto Quotidiano" del 10 marzo 2001, intitolato "Lo scippo ai ciechi - L'epopea del Sant'Alessio, che sfratta i non vedenti e accontenta i politici", scrive Eduardo Di Blasi: «L'ente regionale si chiama "Sant'Alessio e Margherita di Savoia per i ciechi", ma, dopo anni di gestione clientelare, potrebbe benissimo chiamarsi "Sant'Alessio e Margherita di Savoia per i ciechi, i dipendenti, gli amici, e gli amici degli amici". Con l'enorme patrimonio immobiliare che dal 1848 in poi è confluito ad ingrandirne i possedimenti, infatti l'Ipab (tecnicamente una Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza dipendente dalla Regione Lazio) sembra aver aiutato più gli "amici" che i non vedenti. E la citazione rimediata dalla reprimenda della Corte dei Conti del Lazio in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario poche settimane fa è solo l'esempio più visibile. Basta vedere la diversa collocazione degli "ospiti" all'interno della città per capire di cosa parliamo. I non vedenti sono collocati in stragrande maggioranza nei palazzoni della periferia: tra le quattro scale da sette piani di via Stilicone 186, negli stabili di via Tuscolana 875, via Vittorio Fiorini 15/a, via Emilio Lepido 38, via Nova-cella 5. Vengono spinti verso le propaggini esterne della città da affitti capestro di tremila, quattromila, cinquemila euro al mese. I ricchi, i dipendenti e alcuni fortunati amici (per lo più vicini all'ex ministro Mario Baccini), popolano invece alcuni degli stabili di lusso che si estendono nel cuore della Capitale, da via Margutta a piazza Campitelli 10. E spendono cifre lontane da quelle che il mercato detterebbe. La scorsa settimana la Guardia di Finanza ha sequestrato i registri degli affitti per indagare su alcuni contratti sottoscritti dall'Ente: tra questi quello dell'assessore alla Casa del Comune di Roma Alfredo Antoniozzi che, giusto in piazza Campitelli 10, ha in fitto uno studio di circa 100 metri quadri a poco più di 2000 euro al mese. L'assessore si difende, con qualche ragione: quell'ufficio lo ha in fitto dal '98 (prima dell'ingresso dell'euro) e la pigione, con il nuovo contratto, si è più che raddoppiata. Certo resta ancora meno della metà del prezzo di mercato, ma al quarto piano dello stesso stabile, con un contratto che scade nel lontano 2021, c'è una inquilina meno nota che per 88 metri quadri di casa, incastonata tra il Ghetto, il Campidoglio, e piazza Venezia, ha la ventura di pagare circa 550 euro al mese. Il contratto, rinnovato nel 2005, è intestato a Patrizia Pagliara, segretaria dell'allora commissario dell'ente Rodolfo Giannelli Savastano. Entrambi, nel 2005, provarono a sottrarre ai beni dell'ente dodici appartamenti di via Margutta 51/A per farli confluire in una fantomatica Fondazione "Alessio e Margherita onlus" volta a "promuovere e gestire iniziative, progetti e programmi per l'alta formazione e la ricerca universitaria". La fondazione, in cui comparivano sia Giannelli Savastano che Pagliara (il primo come presidente, la seconda come consigliera), legava mani e piedi al Sant'Alessio. La fondazione avrebbe "acquisito il diritto di servirsi dell'immobile", e "di concedere a terzi il godimento dell'immobile, sia a titolo gratuito che a titolo oneroso e di percepire i fitti". Insomma, un affare. Come quello che stava per andare in porto l'anno prima: lo stesso Commissario voluto da Storace ma vicino a Baccini (Savastano si sarebbe poi candidato con l'Udc, il partito dove allora militava l'ex ministro) concesse alla Clovis International srl di Vittorio Paoletti 820 ettari di terreni di Prisciano, nel senese. Paoletti, imprenditore vicino a Baccini, avrebbe ottenuto la concessione dell'area e dei 60 casali costruiti nella zona alla cifra ridicola di 250mila euro l'anno (il contratto scadeva nel 2044). Questa operazione fu bloccata prima dal nuovo presidente dell'Ente dell'epoca Marrazzo, Mario Dany De Luca, poi dalla magistratura amministrativa e contabile. Sembra una storia vecchia, ma le storie del Sant'Alessio non invecchiano mai. Finito nel ciclone di "affittopoli" con cadenza regolare, l'ente continua a tenere in fitto a prezzi fuori mercato alcuni dei gioielli di famiglia. Nel 2008, in un articolo del Tempo, si tiravano fuori i nomi di Antoniozzi in piazza Campitelli, di Flavio De Luca (già nella segreteria del ministro Baccini) che godeva di un bell'appartamento in via Vittoria 15 (tra via del Babuino e via del Corso, a un passo da piazza del Popolo), di Francesco Sanseverino (portavoce di Baccini) in via Urbana 20, a Monti, tra il Colosseo e l'Esquilino, di Luca di Giulio, già assessore ai Lavori Pubblici a Fiumicino (anche lui all'epoca uddiccino di rito "bacciniano"), di Enrico Carone, già segretario di Achille Occhetto in via Margutta come Michele Lo Foco, consigliere di Cinecittà Holding, lo scenografo Gaetano Castelli (che però pagava un po' di più)». Nell'articolo si fa anche il nome di Sandra Cecchini, una delle segretarie di un noto esponente politico del Partito democratico. Inoltre: «C'erano anche Bruno Lazzaro, ex senatore Dc, che per 1100 euro al mese risiedeva in via della Colonna Antonina 41, tra piazza Colonna e la Camera dei deputati. A tre anni di distanza nulla sembra cambiato. Gli ultimi dati messi in rete dal Sant'Alessio, aggiornati al giugno 2010, ci dicono che quelle persone abitano sempre lì: con contratti che scadono tra uno, due, cinque anni. Nessuno ha avuto l'idea di mollare il privilegio. Nessuno ha visto moltiplicarsi il canone d'affitto. Nemmeno i dipendenti (che possono ottenere in fitto gli appartamenti per statuto). Il direttore amministrativo Gianfranco Rinaldi, al civico 178 di via Lanza, zona Cavour, tra Termini e il Colosseo, occupa l'attico (intestato alla moglie): circa cento metri quadri: 1700 euro al mese. Un discreto affare»; considerato che: domenica 13 marzo 2011 la trasmissione "Presa diretta" di Riccardo Iacona, in onda alle 21.30 su Rai 3, ha trasmesso un servizio sulle case di proprietà dell'Ipab S. Alessio-Margherita di Savoia per i ciechi presieduto da Gianluca Lucignano. In particolare nell'ambito di un'inchiesta sulle case in affitto e vendite dal Comune di Roma, definiti dalle cronache giornalistiche con il termine "Affittopoli" e "Svendopoli", ha raccolto testimonianze dirette di ciechi sfrattati dalle loro abitazioni del centro storico ed in altre zone di pregio, probabilmente per liberare appartamenti che possono essere assegnati ad inquilini con maggiore disponibilità economiche o addirittura messi in vendita; l'istituto Sant'Alessio ha accumulato negli anni un cospicuo patrimonio immobiliare frutto di generosi lasciti per offrire assistenza ed un tetto sulla testa agli ipovedenti; tenute presenti le originarie disposizioni statutarie delle due predette istituzioni e la legge regionale 14 gennaio 1987, n. 8, così come modificata dalla legge regionale n. 40 del 1° dicembre 2003, il centro pone come sui fini statutari la realizzazione di interventi a favore dei non vedenti di ambo i sessi, riconosciuti ai sensi di legge, volti all'educazione, all'assistenza, alla formazione professionale, alla riabilitazione, al recupero ed integrazione sociale dei privi di vista. Le suddette finalità, ai sensi dell'art. 2 dello statuto, vengono perseguite mediante: l'organizzazione di forme di convittualità e residenzialità per i privi di vista che frequentino scuole o corsi fuori dall'abituale residenza; il coordinamento di tutte le attività di sostegno prescolastiche e post scolastiche non dipendenti dal Ministero dell'istruzione e delle attività integrative specifiche e necessarie alla piena autonomia ed integrazione dei non vedenti; nel settembre 2010, a seguito di un breve commissariamento, viene nominato Gianluca Lucignano alla Presidenza del centro regionale S. Alessio-Margherita di Savoia il cui patrimonio immobiliare è composto da 520 unità immobiliari nel Lazio, comprese le unità immobiliari abitative e ad uso diverso; sul "Corriere della Sera" del 3 marzo 2001 si legge: «Via Margutta 51: basta leggere l'elenco delle proprietà immobiliari dell'Ipab Sant'Alessio per i ciechi (santalessio.org) per accorgersi che anche quel palazzo - là dove girarono "Vacanze romane" - è di proprietà dell'ente regionale per i ciechi recentemente coinvolto nello scandalo di "Affittopoli". E basta andare sul posto per accorgersi dello stato nel quale versa il palazzo narrato dalla commedia di William Wyler del 1952: facciata sulla strada in pessime condizioni, ponteggi decennali e, all'interno, cavi elettrici e parti del comprensorio definite pericolanti. (...) All'interno, c'è un cieco: ma ha lo sfratto». Il Centro Regionale Sant'Alessio, infatti, sta attuando un processo di ristrutturazione, con la rinegoziazione di tutti i contratti, senza guardare i diritti dei non vedenti di poter vivere in appartamenti a loro destinati; ad avviso dell'interrogante, tale miopia del presidente ha determinato una situazione di sfratti esecutivi per ipovedenti che potranno essere cacciati dalle loro abitazioni. Sarebbero centinaia le famiglie che hanno ricevuto la comunicazione di sfratto dagli avvocati che difendono gli interessi dell'Ipab S. Alessio-Margherita di Savoia. L'intimazione di sfratto è arrivata a inquilini ciechi e ipovedenti, invalidi che non hanno la possibilità economica di pagare canoni troppo esosi con condizioni di rinnovo capestro che prevedono doppia garanzia, caparra e fideiussione ed anche a parenti dei disabili a cui non è stata offerta la possibilità di effettuare la voltura di contratto intestata a familiari defunti o ricoverati presso case di cura o di riposo. Il rovescio della medaglia di affittopoli e svendopoli è rappresentato dagli sfratti dei ciechi e figli degli ipovedenti per un'istituzione di pubblica assistenza come il S. Alessio. Un gruppo di inquilini delle case dell'istituto per ciechi S. Alessio (come appare nel sito Internet all'indirizzo http://santalessio.blogspot.com/2011/03/richiesta-destituzione-presidente.html) sta raccogliendo adesioni per la destituzione di Lucignano dalla carica di Presidente del centro. Queste le motivazioni riportate: 1) la mancata conferma del personale specializzato e l'assunzione di personale perlopiù ospedaliero va a detrimento del percorso riabilitativo specifico degli utenti dell'ente (ciechi, ipovedenti e pluriminorati); 2) l'ostinazione nel non voler rinnovare i contratti di locazione, anzi, l'accanirsi con lettere di sfratto ai privi della vista, non morosi, che hanno i titoli per rimanere negli alloggi donati proprio ad uso dei ciechi; 3) l'inspiegabile rifiuto di ricevere utenti, inquilini, dipendenti e le associazioni di categoria che da mesi gli chiedono udienza; 4) l'adozione di decisioni senza prendere in considerazione il parere del comitato di programmazione e sorveglianza come sarebbe previsto dalla legge regionale sulle Ipab evitando, così, un doveroso confronto con i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria e attuando una vera e propria autocrazia; 5) i comportamenti poco chiari e le decisioni discutibili adottate dal Presidente; nel citato blog, nel promemoria informativo si può leggere: «Il Centro Regionale S. Alessio Margherita di Savoia ha, tra le sue finalità statutarie, quella di occuparsi di formazione e riabilitazione dei ciechi laziali e non solo. Possiede anche un patrimonio ingente donato dai benefattori al fine di garantire un alloggio a condizioni di favore ai privi della vista. I vari documenti che vi presenteremo stanno a testimoniare come noi fruitori ed inquilini del Centro Regionale siamo insoddisfatti dei servizi erogati dall'ente e del trattamento riservatoci dai suoi dirigenti e da alcuni dipendenti. Porteremo a conoscenza della pubblica opinione le criticità degli uffici riscontrate in questi anni, ma in forte aumento in questo ultimo periodo, ed alcune testimonianze di casi abbastanza gravi occorsi a conduttori ed utenti. Tutto ciò per mettere in luce come la specificità del nostro centro sia in pericolo e come la struttura stessa sia preda di facili appetiti. Quanto riportato in questo documento è frutto di testimonianze raccolte e di alcune esperienze personali»; ad avviso dell'interrogante, dopo lo scandalo "Affittopoli", che ha coinvolto il centro, che sta attuando un processo di ristrutturazione, con la rinegoziazione di tutti i contratti, senza tutelare i diritti dei non vedenti di poter vivere in appartamenti a loro destinati, è arrivato il momento di destituire dall'incarico con effetto immediato il presidente Lucignano, per la scandalosa gestione di un bene pubblico, si chiede di sapere: se risulti al Governo, per quanto di propria competenza, che la gestione clientelare del S. Alessio-Margherita di Savoia per i ciechi, istituto dotato di un enorme patrimonio immobiliare che dal 1848 in poi è confluito ad ingrandirne i possedimenti, abbia aiutato più gli "amici" che i non vedenti, come certificato anche dalla Corte dei conti del Lazio; se risulti altresì che i non vedenti siano collocati in stragrande maggioranza nei palazzoni della periferia come quelli di via Stilicone 186, negli stabili di via Tuscolana 875, via Vittorio Fiorini 15/a, via Emilio Lepido 38, via Nova-cella 5, spinti da affitti capestro di 3, 4, 5.000 euro al mese, al contrario di ricchi, dipendenti e alcuni fortunati amici che popolano alcuni degli stabili di lusso che si estendono nel cuore della capitale, da via Margutta a piazza Campitelli 10, con cifre irrisorie spesso lontane da quelle di mercato; se risulti che, come documentato dalle testimonianze richiamate nella trasmissione "Presa diretta", il Presidente del S. Alessio abbia sfrattato dalle abitazioni in affitto inquilini ciechi per liberare appartamenti destinati ad inquilini più facoltosi; se anche l'immobile sito in via Margutta 51 faccia parte delle proprietà immobiliari dell'Ipab S. Alessio per i ciechi; se sia vero che il presidente Lucignano, oltre ad ostinarsi a non voler rinnovare i contratti di locazione intimando ai privi della vista non morosi che hanno i titoli per rimanere negli alloggi donati proprio ad uso dei ciechi, si rifiuti di ricevere utenti, inquilini, dipendenti ed associazioni di categoria che da mesi gli chiedono udienza, adottando decisioni senza il parere del comitato di programmazione e sorveglianza, così come previsto dalla legge regionale sulle Ipab per evitare un doveroso confronto con i rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria, attuando in tal modo una vera e propria autocrazia.

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